Ogni comunità sviluppa la sua lingua in base alle proprie esigenze e alla propria cultura.

La Lingua dei Segni Italiana (LIS) è la lingua usata dalla comunità sorda nel territorio italiano che, diversamente da quella parlata che utilizza il canale uditivo-vocale, è una lingua che sfrutta il canale visivo-gestuale.

Negli ultimi 50 anni sono stati condotti diversi studi linguistici che hanno portato alla scoperta di importanti analogie tra le lingue vocali e le lingue segniche (ad esempio: Boyes Braem, 1981; Branchini, Geraci 2011). Ricerche neurologiche hanno confermato che le aree cerebrali che sottendono la produzione e percezione di parole e segni sono le stesse. Sia in soggetti esposti a lingua vocale che in soggetti esposti a lingua segnica è stata infatti riscontrata un’attività delle regioni frontali dell’emisfero sinistro (Fabbro 1996; Denes 2009).

Inoltre, ricerche effettuate sull’acquisizione delle lingue segniche ci confermano che le tappe di acquisizione dei bambini sordi esposti ad una lingua dei segni fin dalla nascita, sono le stesse di quelle percorse dai bambini udenti nell’acquisizione di una lingua vocale. Le stesse propongono che vi sia una differenza tra la comparsa dei primi segni e quella delle prime parole: I primi segni verrebbero prodotti prima delle prime parole, intorno agli 8 mesi e mezzo,mentre le prime parole fanno la loro comparsa tra i 10 e i 13 mesi (De Villiers & P.A. De Villiers 1978; Ingram 1989; Bonvillian, Floven 1993).

In ambiti terapeutici e riabilitativi la LIS è sempre più utilizzata come supporto alla lingua vocale o come comunicazione alternativa.

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